L'edicola del dialogo. Obiettivi:
1) Postare in modo “non urlato” (pedagogico) un pensiero che scaturisce da una cosa che “l’ha scritta il giornale”.
2) “Ascoltare” chi, eventualmente, posterà un commento in merito.
3) Cercare di stimolare dialoghi e, se del caso, azioni costruttive.
mercoledì 8 giugno 2016
SUSSIDIO PER TUTTI: E LA SVIZZERA VOTA (IL CORRIERE DELLA SERA 5-6-16)
Il
popolo elvetico è stato chiamato ad esprimersi su di una serie di temi raggruppati
per la 234esima volta a partire dal lontano 23 Maggio 1875 (referendum circa la
“Legge federale per il diritto di voto dei cittadini svizzeri”). L’Italia era
unita da appena undici anni. Fino ad oggi sembra che la Svizzera non si sia mai
confrontata alle urne sull’architettura costituzionale (i termini del potere legislativo, di quello esecutivo e di quello giudiziario). Si è avvicinata per
certi versi in occasione del referendum del 9 Giugno 1996 in cui, tra i vari
argomenti, vi fu quello della “Legge federale del 6 Ottobre 1995
sull’organizzazione del Governo e dell’Amministrazione”.
Nel
prossimo Ottobre l’Italia si cimenterà viceversa in un referendum circa
l’architettura costituzionale. Un passaggio impegnativo, per la preparazione al
quale sarebbe opportuno che gli Atti Parlamentari ottenessero un buona
diffusione (siti web istituzionali, centri commerciali, enti pubblici, università, panetterie, teatri, cinema, ristoranti, palazzi dello sport …). Gli Atti Parlamentari
contengono la volontà del legislatore non “mediata” dai mezzi di informazione.
"Per la 234 volta gli Svizzeri hanno deciso con referendum una questione sociale di merito di una certa importanza, qual era quella di un sussidio a chi si trovasse in determinate situazioni economico-sociali. Carlo Guglielminotti mi invita a una riflessione sul prossimo referendum sulla riforma costituzionale appena approvata dal Parlamento, che ridisegna la governance delle nostre Istituzioni e mi fa osservare che mai, in un Paese notoriamente "referendario" come la Svizzera mai l'architettura istituzionale è stata oggetto di referendum. La cosa è vera e trae origine dai diversi processi formativi che hanno caratterizzato la Repubblica elvetica (che in realtà è "federale", non "confederale", al di là dei nomi) e lo Stato unitario italiano (Regno d'Italia e Repubblica italiana). Essendo l'unico Stato federale al mondo formatosi (come è giusto che sia) attraverso un processo fondativo "dal basso", federale appunto, di realtà storiche, linguistiche, culturali assai diverse tra loro e che hanno deciso di dare vita ad uno Stato unitario ancorché federale (la Confederazione presuppone un'intesa tra Stati nazionali sovrani; i cantoni svizzeri non sono stati sovrani, ma "cantoni" federali, vale a dire dotati di grande autonomia ma non di tutti i poteri tipici degli Stati), la Svizzera non ha mai ritenuto di modificare sostanzialmente la sua architettura costituzionale, sottoponendola a referendum, perché questo avrebbe senso solo nel caso in cui un "cantone" (Stato federale appartenente alla federazione) intendesse abbandonare la federazione e rendersi indipendente. Questa ipotesi, astrattamente possibile, cozza contro la ragione stessa della Repubblica elvetica e nessuno finora l'ha concretamente perseguita. Tuttavia su alcune questioni che pure attengono alla complessa architettura costituzionale svizzera, che affonda le sue radici in 700 anni di storia, il popolo svizzero si è pronunciato. Ad es. ha detto no all'adesione all'Unione Europea e sì all'ONU e a Schengen, scelte che indirettamente hanno inciso sulla sua architettura istituzionale. Ben diverso il caso nostro. La Costituzione democratica ha voluto che nei casi in cui la riforma della Costituzione della Repubblica (che ha in sé autonomie regionali e locali, ma che non è una Repubblica federale) non raggiunge i 2/3 dei voti parlamentari debba essere sottoposta a referendum popolare. Una scelta profondamente democratica che di fronte a maggioranze non ampie rimette al popolo la decisione finale sulla riforma. Il tutto ben sapendo che qualunque sia la scelta fatta non è in discussione l'unità della Repubblica che, per i Costituenti, era il bene supremo da salvaguardare proprio perché figlio del primo Risorgimento e della lotta di liberazione."
-------- Messaggio Inoltrato --------
RispondiEliminaData: Fri, 10 Jun 2016 17:25:37 +0200
Mittente: gianluca susta
"Per la 234 volta gli Svizzeri hanno deciso con referendum una questione sociale di merito di una certa importanza, qual era quella di un sussidio a chi si trovasse in determinate situazioni economico-sociali. Carlo Guglielminotti mi invita a una riflessione sul prossimo referendum sulla riforma costituzionale appena approvata dal Parlamento, che ridisegna la governance delle nostre Istituzioni e mi fa osservare che mai, in un Paese notoriamente "referendario" come la Svizzera mai l'architettura istituzionale è stata oggetto di referendum.
La cosa è vera e trae origine dai diversi processi formativi che hanno caratterizzato la Repubblica elvetica (che in realtà è "federale", non "confederale", al di là dei nomi) e lo Stato unitario italiano (Regno d'Italia e Repubblica italiana).
Essendo l'unico Stato federale al mondo formatosi (come è giusto che sia) attraverso un processo fondativo "dal basso", federale appunto, di realtà storiche, linguistiche, culturali assai diverse tra loro e che hanno deciso di dare vita ad uno Stato unitario ancorché federale (la Confederazione presuppone un'intesa tra Stati nazionali sovrani; i cantoni svizzeri non sono stati sovrani, ma "cantoni" federali, vale a dire dotati di grande autonomia ma non di tutti i poteri tipici degli Stati), la Svizzera non ha mai ritenuto di modificare sostanzialmente la sua architettura costituzionale, sottoponendola a referendum, perché questo avrebbe senso solo nel caso in cui un "cantone" (Stato federale appartenente alla federazione) intendesse abbandonare la federazione e rendersi indipendente. Questa ipotesi, astrattamente possibile, cozza contro la ragione stessa della Repubblica elvetica e nessuno finora l'ha concretamente perseguita. Tuttavia su alcune questioni che pure attengono alla complessa architettura costituzionale svizzera, che affonda le sue radici in 700 anni di storia, il popolo svizzero si è pronunciato. Ad es. ha detto no all'adesione all'Unione Europea e sì all'ONU e a Schengen, scelte che indirettamente hanno inciso sulla sua architettura istituzionale.
Ben diverso il caso nostro. La Costituzione democratica ha voluto che nei casi in cui la riforma della Costituzione della Repubblica (che ha in sé autonomie regionali e locali, ma che non è una Repubblica federale) non raggiunge i 2/3 dei voti parlamentari debba essere sottoposta a referendum popolare. Una scelta profondamente democratica che di fronte a maggioranze non ampie rimette al popolo la decisione finale sulla riforma. Il tutto ben sapendo che qualunque sia la scelta fatta non è in discussione l'unità della Repubblica che, per i Costituenti, era il bene supremo da salvaguardare proprio perché figlio del primo Risorgimento e della lotta di liberazione."