Si è parlato di immigrazione
nelle trascorse ore in Biella.
Non si possono conoscere tutti
gli argomenti di questo Mondo. In diversi casi nella partecipazione a breve ad
un momento pubblico di riflessione, per esempio circa il suddetto tema, si può
fare ricorso ai numeri, accettando i loro limiti. Ed auspicando nella loro
veridicità.
Vi sono due cifre che sono
spesso rese pubbliche dai mezzi di informazione da molti anni a questa parte:
quelle degli immigrati che dal 1° Gennaio hanno, o non hanno, raggiunto le
coste europee.
Ve ne sono altre. Le loro fonti
sono istituzionali: il Regolamento n.
516 del 16 Aprile 2014 del Parlamento Europeo, ed il Rapporto sull’accoglienza di
migranti e rifugiati in Italia (Ottobre 2015) del Ministero dell’Interno.
Non temete uno stordimento da abbuffata
di numeri. Sono pochi, ottenuti incrociando i documenti sopra-citati, e
raffrontati (anche con alcune notizie di cronaca), per farsi un’idea più
possibile compiuta.
Sono tre:
1) l’Unione Europea ragiona per
i programmi di intervento finanziari (mutui o contributi a fondo perduto) di
sette anni in sette anni: per il periodo 2014-2020 a favore dei 28 Paesi membri
verranno impegnati per “Diritto di asilo, migrazione e Fondo per l’integrazione”
3miliardi e 137milioni di euri. Sono tanti? Sono pochi? Scritto che gli
interventi per emergenze sono esclusi, possiamo confrontarli con: a) l’impegno
continentale sul fronte turco di 6miliardi di euri entro il 2018; b) lo
stanziamento di circa 18miliardi all’anno fino al 2020 calcolato dal Ministero
delle Finanze germanico per l’inserimento nella prossima Legge Finanziaria
tedesca;
2) in Italia le entrate fiscali
(iva, irpef ed addizionali, irap …) e previdenziali (inps, casse private …)
relative all’anno 2012 imputabili a lavoratrici e lavoratori non italiani integrati
e residenti ammontavano a 16,5miliardi di euri. Difficile dimensionarli. Alcuni
dati a corollario: il gettito medio annuo della sola imposta Irpef con
addizionali è di circa 152miliardi di euri; in questi ultimi anni il 43% dei
settori commercio/servizi bar e ristorazione, il 90% della cosiddetta terza
classe operaia (settori logistica/facchinaggio) e l’80% del settore servizi per
le esigenze domestiche e famigliari sono forza lavoro non italiana integrata;
3) nel 2015 la popolazione del
Continente Africano contava 1,2miliardi di persone; si stima che fra circa
trenta anni, nel 2050, salirà a 2,5miliardi. Oltre a quello attuale, il numero di posti di lavoro da creare in Africa è
calcolato in 800/900 milioni. E’ una cifra considerevole? O no? Due le cose
certe: a) gli operatori economici della Repubblica Cinese sono numerosissimi
nel Continente Africano e sono molto attivi; b) man mano che cresce il tenore di vita dell’Africa deve
decrescere quello dell’Occidente.
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