venerdì 30 dicembre 2016

“LA QUESTIONE BANCARIA – Il problema dei crediti deteriorati va risolta una volta per tutte” (Il Sole 24Ore del 29 Dicembre 2016)




In linea generale la banca (così come lo sportello postale) fa parte della nostra esistenza.

Per le comunità che nel Mondo impiegano la moneta, la banca  regola di fatto la vita delle famiglie, degli operatori economici e delle pubbliche istituzioni. In una parola la quotidianità.

Non a caso già i legislatori della civiltà sumera 6.000 anni addietro disciplinavano in modo significativo le attività di raccolta e di prestito.

In Italia la prima banca in senso moderno nacque in Genova nel 1406: il Banco di San Giorgio.

Esistono oggi in Italia tante banche che, insieme, costituiscono il cosiddetto sistema creditizio-bancario.

Insieme con quello di altri Paesi dell’Unione Europea il nostro sistema bancario è sotto osservazione da tempo non solo da parte della banca delle banche, cioè la Banca d’Italia, ma anche da parte della Banca Centrale Europea (BCE), la banca centrale continentale delle banche centrali statali.

Per certi versi il disequilibrio fra somme versate (quindi prestate) alla Banca Monte dei Paschi di Siena (anno di nascita 1472) e le somme dalla stessa date a prestito sembra essere solo la punta dell’iceberg di una situazione molto critica. 

Cerchiamo di spiegare.

Da un canto si versano i soldi alla banca che si impegna a restituirli (attività di raccolta fondi); dall’altro la stessa impresta parte dei soldi a terzi che a loro volta promettono di riconsegnarli (attività di prestito o di credito).

L’equilibrio fra le due attività è vitale.

In soldoni, scusate l’espressione, nella parte destra di un documento chiamato Stato Patrimoniale di una banca al 31 Dicembre riscontriamo indicati i debiti verso i soggetti versanti i denari (i depositi per la banca sono una passività, un impegno), mentre a sinistra troviamo indicati i “crediti” verso i debitori (per la banca i prestiti a terzi costituiscono quindi una “attività”).

Da questo ultimo fronte la banca si assicura così la principale entrata del suo bilancio, gli interessi attivi calcolati sulle somme prestate ai suoi debitori, interessi quantificati impiegando dei tassi di rendimento superiori rispetto a quelli che la banca, a sua volta, riconosce ai suoi creditori sui fondi che gli stessi hanno versato e che a fine di anno, in tutto od in parte, sono ancòra presenti.

In un secondo documento chiamato Conto Economico la banca nella parte a destra (Ricavi) indica l’ammontare degli interessi attivi al 31 Dicembre; un importo anche e soprattutto grazie al quale i costi di gestione iscritti a sinistra (acquisti beni e servizi, personale, ammortamenti, oneri vari …) vengono pareggiati, assicurando il cosiddetto pareggio di bilancio.

L’eventuale eccedenza dei ricavi sui costi significa per la banca un utile di bilancio. In caso contrario si ha una perdita; se questa ultima raggiunge un certo livello i proprietari della banca (gli azionisti) devono “versare” dei fondi.

L’equilibrio fra “attività” indicate a sinistra e “fondi depositati dagli azionisti più passività” indicati a destra deve essere assicurato. Nello Stato Patrimoniale e nella realtà.

Sennonché una parte della “attività” a sinistra è solo, diciamo, scritta sulla carta. Nella realtà il punto è ben diverso.

Siamo arrivati al nodo del problema. Ci vengono incontro i numeri.

Al 31 Dicembre 2015 il sistema bancario italiano vantava crediti (cioè attività scritte a sinistra di un ipotetico Stato Patrimoniale complessivo frutto della somma dei crediti inseriti negli stati patrimoniali di tutte le banche) per i prestiti erogati a famiglie, operatori economici e pubbliche istituzioni per un importo pari a 2.000miliardi di euro.

Di questi, 360miliardi venivano definiti come “prestiti deteriorati”, cioè di “difficile” recupero. Il rapporto è del 18%. Il 18% è un valore preoccupante se confrontato con quello di uno Stato confinante, la Francia, che presenta un 3%.

Il livello del debito pubblico italiano è storicamente elevatissimo, ma forse anche il dato in questione dovrebbe farci riflettere.

A parte la domanda, per certi versi accademica, circa la fattibilità da parte del sistema bancario, “scoperto” di fatto per 360miliardi di euro (al 31 Dicembre 2015), di soddisfare i clienti nel caso in cui essi per assurdo richiedessero tutti contemporaneamente la restituzione dei depositi versati, sta di fatto che quella cifra non è solo una scritta “sulla carta”, qualcosa di immateriale, ma sono banconote e monete uscite dal circuito del sistema bancario italiano e che non sono state distrutte, ma hanno costituito dei flussi di liquidità (anche fuori Italia) e che non intersecano più lo stesso sistema, bensì altri circuiti.

Morale: bisogna cercare, in modo altrettanto concreto, di “re-inserire quelle banconote e monete” nel sistema bancario-creditizio italiano.

Da parte di chi?

A) In caso di “no italexit”:
> gli azionisti, gli obbligazionisti ed i clienti delle banche;
e/o
> i contribuenti residenti in Italia, anche se non azionisti, obbligazionisti o clienti di banca, attraverso la imposizione tributaria (Ministero dell’Economia e delle Finanze – MEF / Agenzia delle Entrate);
e/o
> i cittadini contribuenti europei (Banca Centrale Europea). Su questo punto alcune comunità europee, a partire da quella germanica, mostrano preoccupazione e malessere.

B) In caso di “italexit”:
> l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. 

In ogni modo, nella parte sinistra del nostro ipotetico Stato Patrimoniale complessivo, in luogo di 360miliardi di euro di crediti “deteriorati”, avremo allora 360miliardi di liquidità. Possibilmente per aiutare l’economia reale. Su base meritocratica. Da parte di funzionari di banca meritevoli.

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sabato 12 novembre 2016

“HO SOGNATO CHE QUESTE ELEZIONI NON FINIVANO MAI E NON DOVEVO PIU’ TORNARE A PREOCCUPARMI DEI MIEI PROBLEMI” (Freddura su “The New Yorker” ripresa da “Internazionale” del 4/10 Novembre 2016)




Il referendum sul destino del Regno Unito del 23 Giugno scorso, quello sui flussi migratori in Ungheria del 2 Ottobre ed ancòra la tornata elettorale di alcuni giorni addietro negli Stati Uniti d’America: esiti non in linea con le previsioni medie dell’Europa Occidentale (cittadini ed istituzioni) alla vigilia delle urne.

Perché?

Potremmo azzardare che le varie regioni nel Mondo stanno, alle rispettive velocità, seguendo più o meno un identico percorso: dal governo di uno (talvolta rappresentante anche la divinità sul Pianeta) si passa al governo dei pochi (la cosiddetta “oligarchia”) per giungere al “governo della gente”.

Ci diciamo sovente che la tecnologia in alcune aree ha accelerato o sta accelerando il processo. Meriterebbe tanto spazio di studio questo concetto. Tuttavia ora il punto è un altro: esso è il “governo della gente”.

Il “governo della gente” suona come la spiegazione sintetica della voce “democrazia” all’interno di un dizionario.

Il “governo della gente”, se riflettiamo, molto probabilmente è una di quelle espressioni che in Europa Occidentale viene enunciata con leggerezza, senza avere né la volontà, né il tempo di approfondirne i contenuti.
Essa diciamo che fa il paio in particolare con un’altra espressione che circolava in Europa Occidentale ai tempi della vacche grasse dell’economia reale (anni Ottanta): l’auspicio che i Paesi “emergenti”, quali per esempio il Brasile, la Cina, l’India ed ecc., raggiungessero quanto prima il tenore di vita ed il livello dei consumi della comunità europea occidentale.

Con la differenza tuttavia che mentre per ciò che concerne la seconda pronunzia “a vanvera” l’Europa Occidentale sta conducendo a fondo degli studi, prendendo anche coscienza di alcuni pro e contro (es. surriscaldamento climatico), e quindi sta in un certo senso correggendo il tiro, viceversa in merito al “governo della gente” non è del tutto fuori luogo sostenere che essa brancola nel buio.

Perché? Perché la gente è la gente: cittadini del Mondo, cittadini del “loro Mondo” (nazione, compreso l'elemento religioso) e cittadini del “proprio mondo” (la quotidianità).

Forse un giorno molto, molto lontano, allorché queste “tre cittadinanze” (la gente) si conosceranno, esse scopriranno anche come governarsi.
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venerdì 7 ottobre 2016

IL FALSO NEMICO, PERCHE’ NON SCONFIGGIAMO IL CALIFFATO NERO (Corrado Formigli, Settembre 2016 – Rizzoli)




Le dimensioni delle anticipazioni versate ai traghettatori delle ragazze adolescenti nigeriane verso l’Italia, in rapporto alla solvibilità delle debitrici attraverso i proventi della “prostituzione di strada”, sulla carta meno remunerativa rispetto a quella “residenziale” ed a quella “apparente” (certi luoghi di intrattenimento), non sono indifferenti. Talvolta si tratta di decine di migliaia di euri.

Comprendere le ragioni e le dinamiche contrattuali non è facile, anche perché stiamo parlando di una economia sommersa, al pari della tempistica del piano di ammortamento.
Il recente testo di Corrado Fornigli (*), attraverso un tentativo di impiego delle “analogie” ci offre non la spiegazione, ma alcuni spunti di riflessione, attraverso un cerchio che sembra chiudersi. Con una premessa.

Premessa.
Studi arabi nell’Alto Medioevo (dalla caduta dell’Impero Romano fino al 1000dC) sul cervello umano enunciano che l’area del desiderio adulterino è molto più sviluppata nel cervello femminile.
Studi universitari anglosassoni del 21° Secolo (2001 / 2100dC) sul cervello umano enunciano che l’area del desiderio adulterino è molto più sviluppata nel cervello femminile.

Sviluppo
Per l’Is (Islamic State) il ramo jihadista nigeriano Boko Haram (da una locuzione hausa che letteralmente significa «l'istruzione occidentale è proibita»), ha compiuto l’azione più mirabile, più virtuosa da quando l’Is è nato (2003): in un solo colpo mirato ha sottratto al rischio dell’adulterio un numero elevato di adolescenti. I passi successivi della “missione salvifica” sono i seguenti:
0)     conversione alla legge coranica;
1)     presa di coscienza coercitiva da parte delle minorenni del rischio di punizione coranica al quale sono scampate grazie alla “missione salvifica” degli uomini jihadisti;
2)     attività genitale (puro fucking) coercitiva periodica (sovente quotidiana) quale pegno per lo scampato rischio di commettere un reato coranico grazie agli uomini jihadisti;
3)     quantificazione monetaria delle adolescenti sulla base di parametri (oggettivi e/o soggettivi);
4)     cessione delle adolescenti a titolo oneroso a uomini terzi (sovente residenti nei Paesi del Golfo) con vincolo di non istruirle e con il diritto (dovere) di svolgere attività genitale periodica (puro fucking) per l’opera di protezione dal rischio di commettere il reato coranico.
Per la adolescente che rifiuta la conversione non cambia nulla, se non il significato del punto sub-2) e sub-4) seconda parte, dove l’attività genitale coercitiva assume la valenza di una punizione per la mancata conversione.
Quanto sopra è uno dei principali scopi ed attività istituzionali dell’Is nei confronti delle minorenni miscredenti (sunnite, azire, cristiane …) convertite o meno: la prevenzione contro il reato coranico (adulterio) o la punizione contro il rifiuto alla applicazione della legge coranica.
Con tanto di risvolto economico (i  proventi della commercializzazione delle adolescenti) per i motivi più disparati (autofinanziamento delle casse dell’Is, lucro personale …).

Ritorniamo ora al tema di apertura e cerchiamo di applicare l’istituto della analogia con quanto sopra, forse apparentemente lontano:

Ø     la “prevenzione” da parte delle maman e C. non è in questo contro il rischio di compiere un reato coranico, ma per la prospettiva di un futuro in Nigeria diverso dal passato e dal presente di povertà dei genitori?
Ø     nella quantificazione monetaria dell’anticipazione per conto delle adolescenti sulla base di parametri (oggettivi e/o soggettivi) rientra anche il costo medio annuo che una famiglia italiana spende (in via diretta ed indiretta) per una figlia adolescente?
Ø     in questo caso l’attività genitale (puro fucking) coercitiva non è il  pegno per lo scampato rischio di commettere un reato coranico, ma il pegno per la prospettiva di un futuro in Nigeria diverso dal passato e dal presente di povertà dei genitori?
Ø     anche in questo caso il risvolto economico (i proventi della commercializzazione dell’attività ginnico-genitale delle adolescenti) riguarda motivi disparati (lucro personale, finanziamento del sistema tratta, finanziamento di attività di charity …)?

Conclusione
Il paradosso di quanto sopra molto probabilmente è questo: che l’attività ginnico-genitale delle minorenni coercitiva, priva di sensualità e di erotismo per cause anagrafiche, alla fine giunge per certi versi persino a “giustificare”, a dare un senso ad un atto in pratica uni-pornografico “istintivo” dell’uomo (jihadista o laico borghese italiano che sia): contribuisco a salvarti dal reato dell’adulterio, contribuisco a punirti perché tu non accogli la legge coranica, contribuisco a darti una prospettiva di un futuro in Nigeria diverso dal passato e dal presente di povertà dei tuoi genitori. 
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(*) Corrado Formigli (Napoli, 24 Marzo 1968) è un giornalista e conduttore televisivo.

domenica 2 ottobre 2016

ZAGREBERENZI, rischio di “transgenderismo costituzionale” televisivo?




Il dibattito televisivo della trascorsa sera di venerdì 30 Settembre sulla riscrittura di oltre 40 articoli della Costituzione della Repubblica Italiana fra Gustavo Zagrebelsky (*) e Matteo Renzi (**) suggerisce un titolo così surreale da renderlo di difficile mutualizzazione dalla stampa, come avviene di regola per gli altri brani de “l’edicola del dialogo”.

D’altronde, a rifletterci bene, il confronto, per altro rimasto in linea generale nei binari dell’ “ascolto te e poi parlo io” (fatto non molto diffuso nei dibattiti televisivi e non solo), potremmo per certi versi definirlo surreale:

Ø Matteo Renzi, pensando di trovarsi di fronte il costituzionalista, si era preparato e si è presentato come giurista;
Ø     Gustavo Zagrebelsky, pensado di trovarsi di fronte il politico, si era preparato e si è presentato come politologo.

Se non fosse che la materia è delicata e ci coglie in un momento storico di lunghissima transizione difficoltosa, parafrasando l’espressione di Papa Francesco nella trasferta caucasica in corso, potremmo parlare di una forma di “transgenderismo costituzionale” sintetizzato nel titolo.

Domandando scusa per la battuta, e premesso

a)  che i contenuti di una scaletta di un dibattito televisivo “in diretta”, per quanto blindati, possono essere diciamo scompaginati dalle reazioni emotive (inconsce) dei partecipanti;
b)  che il numero di articoli modificati oggetto della Riforma in parola è significativo;
c)  che la funzione “pedagogica” della comunicazione forse non riesce ancòra ad ottenere un’attenzione importante da parte delle redazioni,

molto probabilmente  potrebbe essere sperimentata (magari dalla tv pubblica, ove non mancano esempi di trasmissioni “sotto prova”) una struttura portante del programma  impostata in questi termini:
* due voci fuori scena a leggere il testo in vigore e quello futuribile  della norma;
* per ogni norma letta il commento cronometrato (con buon senso) da parte di ciascun esponente  (quello del No e quello del Sì); un commento su quanto letto, con invito al secondo intervento di astenersi dal commento del precedente per concentrarsi sulla norma oggetto della Riforma.
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(*) Gustavo Zagrebelsky è un giurista italiano, giudice costituzionale dal 1995 al 2004 e presidente della Corte costituzionale nel 2004

(**) Matteo Renzi è un politico italiano. È presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana dal 22 febbraio 2014, e segretario del Partito Democratico eletto alle primarie dell'8 dicembre 2013

mercoledì 28 settembre 2016

“LA NOSTRA FORZA: LIBRI E PENNE” / Malala Yousafzai * (Il Corriere della Sera dell’11 Luglio 2013)



“LA NOSTRA FORZA: LIBRI E PENNE” / Malala Yousafzai * (Il Corriere della Sera dell’11 Luglio 2013)

INVESTIRE IN AFRICA, IL PIANO ITALIANO / African Act, il rilancio dell’Italia passa da qui (il Sole24ORE del 19 Settembre 2016)

“AIUTARE I MIGRANTI E’ UN DOVERE MORALE PER CHI CREDE NELLO SVILUPPO” / Werner Hoyer ** (Il Corriere della Sera del 19 Settembre 2016)



1) Sul tema dei bambini, degli uomini e delle donne giovani che sbarcano in Europa provenienti da altre terre, ci permettiamo di sintetizzare forse l’attuale sentire medio “equilibrato” nel Vecchio Continente, tralasciando in questa sede se venato o meno di egoismo:   
 
A) lo smarrimento, che si traduce nelle domande legate al "fare" (che cosa stanno facendo i politici? che cosa fanno qui gli immigrati?);

B) la speranza salvifica, che si traduce nella invocazione legata al "fare" (facciamo qualcosa a casa loro).

2) Domandiamoci ora: al di là dei grandi mali diffusi nel Mondo e conosciuti, qual è uno dei denominatori comuni "ordinari" di molte regioni (aree urbane, semi-urbane …) dalle quali provengono quei bambini, quelle donne, quegli uomini?  L'assenza di gruppi di persone autosufficienti, cioè la cui sopravvivenza non dipende da alcuno, che sia il volere del potere o la carità del benefattore di turno. Si potrebbe spendere la locuzione “ceto medio produttivo”, ma si presta a tante letture in parte fuorvianti.

3) Meditiamo ora su questo passo: per vivere l'immigrazione servono oggi in Europa:
a) un obiettivo (ragionevolmente a lungo termine);
b) lo strumento per raggiungerlo;
c) uno slogan;
d) idealismo (per sostenere l'obiettivo a lungo termine);
e) dei leader visionari (per traguardare le criticità ed il pessimismo).

4) Mettiamo ora insieme i tre punti precedenti ed otteniamo:

a) obiettivo: contribuire a costruire gruppi di persone autosufficienti nelle regioni extra-europee (Africa, Medio-Oriente);

b) strumento: la scolarizzazione permanente delle persone che sbarcano in Europa (loro malgrado), con sbocco retribuito nelle Organizzazioni non governative europee (possibilmente etiche) operanti nella  Cooperazione e Sviluppo Internazionale nei Paesi extra-europei (Africa, Medio-Oriente);

c) slogan: l'Europa, il più grande campus del Mondo per migliorare la Storia, piuttosto che: I teach you, Africa learns (io insegno a te, l’Africa apprende);

6) Le tre questioni che per certi versi angosciano:
- che cosa stanno facendo i politici?
- che cosa fanno qui gli immigrati?
- facciamo qualcosa a casa loro,
troverebbero molto probabilmente una risposta, un conforto.
Aspetto fondamentale per la tenuta di una convivenza relativamente equilibrata durante il lungo (lunghissimo) periodo di transizione.
Inevitabile.

7) La tempistica per il raggiungimento dei primi risultati (punto sub4/a) è, in modo obiettivo, difficilissimo da stabilire.
Quindi ogni cittadino europeo continuerebbe a svolgere il suo ruolo (il volontario, il polemico, il cliente delle prostitute, il businessman, lo scafista, il giudice ...), ma tutti i cittadini europei farebbero parte, con loro piacere o con loro dispiacere, come pratoganisti o come vittime, in modo attivo od in modo passivo, di un disegno europeo in materia di immigrazione enunciato, chiaro, conosciuto, con i pro ed i contro. Traghettando tutti insieme alla meno peggio.

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* Malala Yousafzai (Mingora - Pakistan, 12 Luglio 1997) è la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace, nota per il suo impegno per l'affermazione dei diritti civili   e per il diritto all'istruzione - bandito da un editto dei Talebani - delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat.

** Werner Hoyer (Wuppertal – Germania,  17 Novembre 1951) è un politico tedesco del Partito liberal democratico libero della Germania (FDP, attualmente in servizio in qualità di Presidente della Banca europea per gli investimenti (BEI).



domenica 11 settembre 2016

LA FINZIONE SALVA, LA REALTA’ UCCIDE – Javier Cercas * (inserto “La Lettura” del Corriere della Sera dell’ 11 Settembre 2016)




Ogni due anni è tempo di Olimpiadi, estive od invernali (per il nostro emisfero). Un qualcosa di ordinario. Come la revisione dell’autovettura.  

Ma esistono nella realtà le Olimpiadi?
Porsi il quesito può suonare cretino, anzi lo è, eppure la “simbolizzazione”, paradossalmente, alla fine potrebbe essere per il/la decidente di una candidatura in Europa occidentale la chiave per approcciare una realtà che supera la realtà, quindi irreale. Esorcizzando la preoccupazione della fattualità.

Simbolizzazione e preoccupazione per la fattualità sono compagne di giuoco, quindi di confronto. In quelli popolari sovente prevale la seconda. Nel 1991 in occasione del referendum per decidere in merito alla candidatura di Aosta1998. Come nel 2011 in Alta Savoia contro Annecy2018.
I tragici eventi in occasione dei Giochi di Monaco di Baviera 1972 hanno il loro peso, tuttavia fa pensare il fatto che una nazione volenterosa come la Germania (ante e post riunificazione) negli ultimi 45 anni ha presentato, con insuccesso, solo una timida candidatura estiva (Berlino 2000). Poco spazio per la “simbolizzazione”.
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* Javier Cercas Mena, nato in Spagna nel 1962, è uno scrittore, un saggista ed un docente di letteratura spagnola


giovedì 8 settembre 2016

LA DIFFICILE SELEZIONE DEI “COMPAGNI DI STRADA” (il Sole24ORE del 7 Settembre 2016)




LA DIFFICILE SELEZIONE DEI “COMPAGNI DI STRADA” (il Sole24ORE del 7 Settembre 2016)

I DIRIGENTI PUBBLICI SENZA PIU’ FEUDI (Il Corriere della Sera del 1° Settembre 2016)



Da sempre quello del valore (*) della classe parlamentare (deputati e senatori) è un argomento dibattuto in Italia.

Può darsi che esista uno studio statistico in itinere circa la composizione della classe parlamentare a fare data dall’anno 1948 (casalinghe, inoccupate/i, lavoratrici  subordinate e lavoratori subordinati, titolari di partita iva , pensionate/i, studentesse e studenti universitari…).

In modo accademico ora estrapoliamo la categoria “lavoro” ed effettuiamo una ulteriore distinzione fra le varie sotto-categorie, mantenendoci tuttavia al di sopra di una certa soglia di analiticità.

Molto probabilmente scopriremmo come la comunità parlamentare italiana abbia annoverato storicamente un numero limitato (di qualsiasi sesso):
Ø     di agricoltori;
Ø     di piccoli e medi imprenditori manifatturieri (coloro che fabbricano cose, beni tangibili …);
Ø     di quadri dirigenti dell’industria privata.

Una carenza che, salvo prova contraria, fino ad ora sembra caratterizzare anche la composizione dei gruppi parlamentari di cittadini a-partitici (es. M5S).
 
Quali sono le conseguenze di ciò? Possiamo rispondere che la classe parlamentare italiana forse non ha potuto contare su di un numero significativo di rappresentanti:

> di due settori fondamentali per la solidità economica di un Paese (settore agricolo e manifatturiero), che avrebbero potuto contribuire a fare aprire gli occhi di fronte alla imprudente  corsa verso l’abbaglio di fine secolo scorso del primato dell’economia “immateriale”;

> allenati nella vita lavorativa a confrontarsi in modo compiuto quotidianamente con la “produttività” (**) propria e con quella dell'eventuale personale alle dipendenze. Un patrimonio di esperienza valido nel dialogo con la massa lavorativa ministeriale, a qualsia livello di occupazione.

Non è una cosa da poco.
  
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(*)qualità, virtù, merito, bravura, dote, talento, abilità, capacità, esperienza, competenza, preparazione, coraggio, forza, eroismo, audacia, ardimento, fermezza, prodezza, baldanza, efficacia, validità

(**)L'attitudine a conseguire un risultato superiore ai mezzi impiegati