La voglia inconscia
di Sessantotto di Renato Iannì nella rivisitazione dell’opera sofocliana?
Grecia. Circa cinquecento anni prima di
Cristo. Tebe, a settanta chilometri a nord di Atene. La Convenzione di Ginevra
sui morti di guerra ha da veni. Per il condottiero nemico alcuna sepoltura. E’
la legge, l’editto del re (obiettivamente discutibile). La giovane sorella
dell’ucciso, Antigone, trasgredisce, viene arrestata e rinchiusa in carcere. Lì
si suicida insieme con il suo promesso tenero sposo, figlio del legislatore. Questo
ultimo prende coscienza e, soffocato dal rimorso, si sopprime.
Tipica narrazione di fatti di sangue, che
all’epoca schizzava negli anfiteatri con alcuni accorgimenti, quale monito per gli
spettatori: state in pace se potete, e si legiferi con equità, lasciando fuori
dalla porta rancori antichi e voglia di vendetta. A ricordarvelo il sacrificio
di una giovane donna.
Purtroppo ancòra oggi. Pensiamo di quante
Antigoni è costellata la Storia. Degli uomini e del teatro.
Renato Iannì (1), ieri notte, nella sua
interpretazione della tragedia di Sofocle, è voluto andare oltre: “Lo
spettacolo è un urlo disperato di una libertà che vuole vivere tra gli uomini. Le
leggi inumane che soffocavano l’Antigone di Sofocle hanno ceduto il passo a
quelle, più oppressive e striscianti, dell’interesse privato. La fuga sembra
essere nei sogni, dove si rifugia Antea, novella Antigone, senza trovare pace: -
Non c’è niente nei sogni -”.
Una sfida da fare tremare i polsi. Soprattutto
tenendo conto poi che l’ assimilazione di testi così intensi ed asciutti,
attraversati da pause e da silenzi, “movimentati” da stacchi di balletto
classico e soprattutto intrecciati fra la traccia base arcaica ed una serie di
neologismi contemporanei (alcuni passi dell’Antea anarchica in stile black
bloc), ebbene tutto ciò ha dovuto fare i conti con poppate e buone nanne, con i
compiti in classe da correggere, con i modelli 730 da compilare, con i nipotini
da recuperare a scuola e così via.
Non è un caso quindi se ci è voluto un anno
di lavoro per mettere sul proscenio il condensato della visione ianniana: il
disagio dei giovani d’oggi che, privi di strategie di sopravvivenza rispetto
agli adulti, soffrono maledettamente in un Mondo malato ed ingiusto. Con il
suicidio sempre in agguato.
A questo punto la domanda è d'obbligo: attraverso una rivisitazione per
certi versi visionaria di Antigone, Iannì è riuscito a comunicare al pubblico
in sala questa sua voglia di “Sessantotto” (2), di rovesciare il tavolo del
potere?
La scommessa di Iannì è apparsa ardua, troppo ardua probabilmente.
La risposta forse, ripeto forse, è legata
alla “invenzione” scenica ianniana della seconda Antigone, quella Antea sul
significato del cui nome i grecisti sono spaccati: da una parte quello di
“contrario, ostile, rivale”, dall’altra però quello di “fiore”. Insomma
protesta e tenerezza al tempo stesso. Una ambiguità di fondo che sembra ben
incarnare proprio il Sessantotto ispiratore del regista, un movimento sociale e
politico ancora oggi molto controverso: molti sostengono che esso abbia portato
ad un Mondo “utopicamente” migliore, mentre altri ritengono che esso abbia
spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale.
Ma oggi non c’è voglia di questa disputa. C’è
vuoto. C’è rassegnazione. Non rimane che sognare un Mondo migliore, senza leggi
umane. Antea ci gela: anche i sogni sono vuoti. Allora in ultima analisi non
rimane che la speranza: quella che il potere malato ed ingiusto nel Mondo si
ravveda ed applichi la Giustizia, giustiziandosi, come il Re di Tebe, Creonte.
Una utopia? A questo punto, per quanto contemplativo sia Renato Iannì, di certo
non si può pensare che il suo messaggio a fine corsa dell’elaborazione della
tragedia sofocliana sia quello di un suicidio di massa dei Giusti, per lasciare
il Mondo in mano ai potenti.
___
1) Renato Iannì, laureato al
Teatro Ateneo di Roma, ha seguito i seminari scenici di Peter Brook, Alessandro
Fersen, Dario Fo, La Fura dels Baus, Vittorio Gassman, Jerzy Grotowsky, Odin
Teatret... e master di didattica teatrale di Ministero della Pubblica
Istruzione ed ETI.
Allievo di Eduardo De Filippo, con il maestro ha pubblicato il testo “Un pugno d’acqua”, presentato da Adriana Innocenti e Piero Nuti al Teatro Alfieri di Torino, e ha partecipato alla stesura di “Eduardo De Filippo, lezioni di teatro”, entrambi editi da Einaudi.
Critico teatrale, docente di Lettere e Teatro, regista del Teatro Stabile di Biella, ha messo in scena oltre 30 spettacoli, tra cui “Elektra” di Hofmannsthal, “Maria Stuarda”, di Schiller-Maraini, “Schifo” di Schneider,e i suoi testi “Faust, demoni & clown” e “La bestemmia Pasolini”. Collabora con il Ministero della Pubblica Istruzione, per cui ha pubblicato “Il linguaggio teatrale nella didattica sperimentale” e “Educazione a teatro nella scuola dell’autonomia”. Molti suoi lavori sono stati ospiti di prestigiose rassegne nazionali.
Allievo di Eduardo De Filippo, con il maestro ha pubblicato il testo “Un pugno d’acqua”, presentato da Adriana Innocenti e Piero Nuti al Teatro Alfieri di Torino, e ha partecipato alla stesura di “Eduardo De Filippo, lezioni di teatro”, entrambi editi da Einaudi.
Critico teatrale, docente di Lettere e Teatro, regista del Teatro Stabile di Biella, ha messo in scena oltre 30 spettacoli, tra cui “Elektra” di Hofmannsthal, “Maria Stuarda”, di Schiller-Maraini, “Schifo” di Schneider,e i suoi testi “Faust, demoni & clown” e “La bestemmia Pasolini”. Collabora con il Ministero della Pubblica Istruzione, per cui ha pubblicato “Il linguaggio teatrale nella didattica sperimentale” e “Educazione a teatro nella scuola dell’autonomia”. Molti suoi lavori sono stati ospiti di prestigiose rassegne nazionali.
2 ) Il Sessantotto (o movimento del Sessantotto) è il fenomeno socio-culturale avvenuto
nel 1968, nel quale grandi movimenti di
massa socialmente eterogenei (operai, studenti e
gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea,
attraversarono quasi tutti i Paesi del Mondo con la loro forte carica di contestazione
contro la corruzione e contro i pregiudizi socio-politici.
Nessun commento:
Posta un commento