domenica 26 giugno 2016

SHOCK BREXIT – EUROPA SVEGLIATI (IL SOLE 24ORE 25-6-2016)




1) Al di là della Manica. Un pilastro indiscusso della “globalizzazione” è la lingua inglese. Essa, paradossalmente, non permetterà mai ai suoi padri di isolarsi. Anzi.

La crescente globalizzazione anglicizzata, uniformando i commerci, le culture, i costumi ed ancòra i pensieri comporta quale “meta ultima” un insieme di esseri umani tutti eguali e pacifici.
Domanda: perché allora dividersi in macro-aree (continentali)? E’ contro-avanguardia.

Ragionata così, la scelta dei votanti older extra-metropolitani del Regno Unito appare persino non solo “à la page”, di più, ultra-lungimirante.

2) Al di qua della Manica, forse inconsapevolmente, non crediamo altrettanto alle macro-aree continentali: una sola squadra sportiva europea ai vari Mondiali, una sola rappresentativa continentale ai Giochi Olimpici sembrano obiettivi proibitivi. E forse prima ancòra banali. Ma per gli Statunitensi e gli Svizzeri sono esperienze che hanno contribuito a costruire identità sovranazionali.

3) Se non riusciamo a concepire una macro-area attraverso una cosa ritenuta banale, figuriamoci allorché si tratta di mettere in pista un esercito di Continente, una lingua di Continente, un governo di Continente, un “sentire medio di Continente”.
Riflettiamo:
a) non vi pare che, i-phone e tablet a parte, ci ri-troviamo alla stregua dei Lombardi, degli Umbri, dei Calabresi ante 1861? Un esercito italiano? Una lingua italiana? Un governo italiano? Ma che cosa blatera quel tipo di Poirino, come si chiama, ma sì quel Camillo Benso?
b) non vi pare che, i-phone e tablet a parte, ci ri-troviamo alla stregua degli aspiranti Italiani da una parte e (zitto, zitto) lo Stato del Vaticano dall’altra che fa di tutto per mantenere separati Piemontesi, Marchigiani, Campani ed ancòra Sardi? E chi è oggi l’equivalente della Città del Vaticano? Sembrerebbero due (zitti, zitti): gli Stati Uniti d’America e la Confederazione russa.

4) Morale? Non rimane che fantasticare: rassegnarci ad essere in una fase di transizione delle piuttosto inconcludenti istituzioni europee, passivi, e sapere in cuor nostro che le futurissime generazioni  grazie al lavoro, allo studio, alla fuga dalla povertà, all'amore, ai progetti, insomma alle cose della vita, creeranno la Confederazione degli Stati Uniti d'Europa.

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LE ANTIGONI ALL’ERIOS - DUE DONNE IN RIVOLTA (LA STAMPA / BIELLA 24-6-2016)



La voglia inconscia di Sessantotto di Renato Iannì nella rivisitazione dell’opera sofocliana?


Grecia. Circa cinquecento anni prima di Cristo. Tebe, a settanta chilometri a nord di Atene. La Convenzione di Ginevra sui morti di guerra ha da veni. Per il condottiero nemico alcuna sepoltura. E’ la legge, l’editto del re (obiettivamente discutibile). La giovane sorella dell’ucciso, Antigone, trasgredisce, viene arrestata e rinchiusa in carcere. Lì si suicida insieme con il suo promesso tenero sposo, figlio del legislatore. Questo ultimo prende coscienza e, soffocato dal rimorso, si sopprime.

Tipica narrazione di fatti di sangue, che all’epoca schizzava negli anfiteatri con alcuni accorgimenti, quale monito per gli spettatori: state in pace se potete, e si legiferi con equità, lasciando fuori dalla porta rancori antichi e voglia di vendetta. A ricordarvelo il sacrificio di una giovane donna.

Purtroppo ancòra oggi. Pensiamo di quante Antigoni è costellata la Storia. Degli uomini e del teatro.

Renato Iannì (1), ieri notte, nella sua interpretazione della tragedia di Sofocle, è voluto andare oltre: “Lo spettacolo è un urlo disperato di una libertà che vuole vivere tra gli uomini. Le leggi inumane che soffocavano l’Antigone di Sofocle hanno ceduto il passo a quelle, più oppressive e striscianti, dell’interesse privato. La fuga sembra essere nei sogni, dove si rifugia Antea, novella Antigone, senza trovare pace: - Non c’è niente nei sogni -”.

Una sfida da fare tremare i polsi. Soprattutto tenendo conto poi che l’ assimilazione di testi così intensi ed asciutti, attraversati da pause e da silenzi, “movimentati” da stacchi di balletto classico e soprattutto intrecciati fra la traccia base arcaica ed una serie di neologismi contemporanei (alcuni passi dell’Antea anarchica in stile black bloc), ebbene tutto ciò ha dovuto fare i conti con poppate e buone nanne, con i compiti in classe da correggere, con i modelli 730 da compilare, con i nipotini da recuperare a scuola e così via.

Non è un caso quindi se ci è voluto un anno di lavoro per mettere sul proscenio il condensato della visione ianniana: il disagio dei giovani d’oggi che, privi di strategie di sopravvivenza rispetto agli adulti, soffrono maledettamente in un Mondo malato ed ingiusto. Con il suicidio sempre in agguato.  

A questo punto la domanda è d'obbligo: attraverso una rivisitazione per certi versi visionaria di Antigone, Iannì è riuscito a comunicare al pubblico in sala questa sua voglia di “Sessantotto” (2), di rovesciare il tavolo del potere?

La scommessa di Iannì è apparsa ardua, troppo ardua probabilmente.

La risposta forse, ripeto forse, è legata alla “invenzione” scenica ianniana della seconda Antigone, quella Antea sul significato del cui nome i grecisti sono spaccati: da una parte quello di “contrario, ostile, rivale”, dall’altra però quello di “fiore”. Insomma protesta e tenerezza al tempo stesso. Una ambiguità di fondo che sembra ben incarnare proprio il Sessantotto ispiratore del regista, un movimento sociale e politico ancora oggi molto controverso: molti sostengono che esso abbia portato ad un Mondo “utopicamente” migliore, mentre altri ritengono che esso abbia spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale. 

Ma oggi non c’è voglia di questa disputa. C’è vuoto. C’è rassegnazione. Non rimane che sognare un Mondo migliore, senza leggi umane. Antea ci gela: anche i sogni sono vuoti. Allora in ultima analisi non rimane che la speranza: quella che il potere malato ed ingiusto nel Mondo si ravveda ed applichi la Giustizia, giustiziandosi, come il Re di Tebe, Creonte. Una utopia? A questo punto, per quanto contemplativo sia Renato Iannì, di certo non si può pensare che il suo messaggio a fine corsa dell’elaborazione della tragedia sofocliana sia quello di un suicidio di massa dei Giusti, per lasciare il Mondo in mano ai potenti.
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1) Renato Iannì, laureato al Teatro Ateneo di Roma, ha seguito i seminari scenici di Peter Brook, Alessandro Fersen, Dario Fo, La Fura dels Baus, Vittorio Gassman, Jerzy Grotowsky, Odin Teatret... e master di didattica teatrale di Ministero della Pubblica Istruzione ed ETI. 
Allievo di Eduardo De Filippo, con il maestro ha pubblicato il testo “Un pugno d’acqua”, presentato da Adriana Innocenti e Piero Nuti al Teatro Alfieri di Torino, e ha partecipato alla stesura di  “Eduardo De Filippo, lezioni di teatro”, entrambi  editi da Einaudi.
Critico teatrale, docente di Lettere e Teatro, regista del Teatro Stabile di Biella, ha messo in scena oltre 30 spettacoli, tra cui “Elektra” di Hofmannsthal, “Maria Stuarda”, di Schiller-Maraini, “Schifo” di Schneider,e i suoi testi “Faust, demoni & clown” e “La bestemmia Pasolini”. Collabora con il Ministero della Pubblica Istruzione, per cui ha pubblicato “Il linguaggio teatrale nella didattica sperimentale” e “Educazione a teatro nella scuola dell’autonomia”. Molti suoi lavori sono stati ospiti di prestigiose rassegne nazionali.  
2 ) Il Sessantotto (o movimento del Sessantotto) è il fenomeno socio-culturale avvenuto nel 1968,  nel quale grandi movimenti di massa   socialmente eterogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea, attraversarono quasi tutti i Paesi del Mondo con la loro forte carica di contestazione contro la corruzione e contro i pregiudizi socio-politici.

venerdì 24 giugno 2016

EXIT POLL E MERCATI DICONO NO A BREXIT (IL SOLE 24ORE 24-6-2016)




Scrivere con il senno di poi, a risultati ufficializzati con altro esito, è facile. Tuttavia, anche nel caso di una conclusione in linea con il titolo, un aspetto forse merita una nota.

“Alcuni” rappresentanti istituzionali europei hanno intimato una sorta di aut aut al Regno Unito alla vigilia del voto: mai più nell’Unione Europea in caso di brexit.

A parte la mancanza di una collegialità in una presa di posizione (cosa non nuova nella Storia dell’UE), in un Mondo così complesso, che sembra non possedere più né capo, né coda, dei fili conduttori, forse un po’ meno di “sicumera” |Ostentata esibizione di sicurezza o di una presunta superiorità| ed un pizzico in più di ponderatezza sarebbero stati preferibili? 
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mercoledì 22 giugno 2016

PATTINARE CON LE DITA (IL SOLE 24ORE 5-6-2016)




Quelle di Michèle Anne De May e del collega danzatore Gregory Grosjean, che eseguono piroette, s’intrecciano e si lasciano scivolando sulla sabbia di due tavoli della scena e a vista pubblico del teatro: si tratta della Nano-Danses, danze di sole mani inventate da Jaco Van Dormael, regista belga che le ha filmate anche nella sua pellicola “Dio esiste e vive Bruxelles”.

Se Dio abita in Bruxelles, nel cuore politico dell’Europa Occidentale, di certo si può affermare che viceversa da tempo il pattinaggio di figura (pattinaggio artistico e danza su ghiaccio) ha traslocato fuori dal Vecchio Continente.

I costi energetici della produzione e della conservazione delle superfici ghiacciate delle strutture sono significativi per le società gerenti, che sono costrette ad applicare in linea generale delle politiche tariffarie elevate per il noleggio delle ore ghiaccio da parte dell’utenza. Morale? Praticare in prospettiva di una carriera il pattinaggio di figura diventa così proibitivo in Europa Occidentale. Senza contare la produzione significativa di CO2: l’energia elettrica per la refrigerazione è ottenuta infatti attraverso l’impiego di energia fossile.

Non è un caso allora che, salvo rare eccezioni, da svariati anni difficilmente pattinatrici e pattinatori europei occidentali riescono a raggiungere i gradini più alti dei podi mondiali ed olimpionici invernali.

Molto probabilmente soltanto l’impiego di energie rinnovabili nella produzione del ghiaccio potrà risollevare il movimento continentale del pattinaggio di figura.

Una sorta di decadenza che si riflette anche a livello di geopolitica sportiva: se è vero infatti che il governo mondiale del pattinaggio di figura uscito dall’appuntamento elettorale del trascorso 10 Giugno in Dubrovnik (Croazia) annovera due rappresentanti europei su cinque membri, è altrettanto vero che i loro Paesi natali, Finlandia e soprattutto Spagna, forse non si possono ascrivere nel gotha di questo sport.

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martedì 21 giugno 2016

PROFUGHI, UN DRAMMA PER 65 MILIONI – Spinti da conflitti e povertà mai così tanti dalla Seconda Guerra Mondiale (IL SOLE 24ORE 21-6-2016)

                                                                         
Nella ricorrenza della Giornata Mondiale del Rifugiato si è parlato anche di tratta degli esseri umani.

Il Financial Times è il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito ed uno dei più antichi, autorevoli e letti nel Mondo. 
Secondo il Financial Times, che dal Luglio 2015 collabora con “Stop the Traffik”, la tratta di esseri umani è in aumento in molti Paesi e le reti criminali si sono modernizzate ed adeguate ai meccanismi dei nuovi e massicci movimenti verso l’Europa. 
Lo sfruttamento riguarda 21 milioni di persone in tutto il mondo e utilizza più di 500 rotte: 4,5 milioni di queste persone (Nigeria in testa) sono destinate allo sfruttamento sessuale. “Il problema è particolarmente grave in Italia”, scrive il Financial Times, “a causa di una combinazione di vari fattori, quali «la posizione geografica, il potere della criminalità organizzata locale soprattutto nelle regioni più povere dove lo Stato è debole, ed una persistente domanda di prestazioni sessuali”.

Le cifre di questa sorte di colossale malaffare geopolitico globale, causato e sostenuto da un costume di vita, da uno stile di vita ecumenico improntato sul meet & fuck, sono impressionanti.
Al loro ridimensionamento sta lavorando il concorso di una serie di fattori chiamata Storia. Cerchiamo di annotarne qualcuno in ordine sparso:
> l’impoverimento dell’Europa Occidentale e la recessione degli sceiccati eroderanno, anche se in misura minima, la suddetta domanda di meet & fuck;
> ogni Continente sta facendo un suo percorso, sotto i diversi aspetti; anche sociali, sessuali. E così per esempio in Africa come nel Sud-Est asiatico la donna non apparterrà più a qualcuno (moglie, sorella, figlia, madre …) e sarà titolare unica del suo sesso;
> cresceranno come numero e si affineranno come contenutistica iniziative pionieristiche come quella di “zanzu.de”, un sito web governativo germanico di educazione sessuale che, tra le altre cose, fa presente che la sessualità non è soltanto una attività ginnico-atletica, un meet & fuck non riconosciuto comunque dalle autorità sportive, ma anche sperimentazione, esperienza  di intimità.
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lunedì 20 giugno 2016

LO SGUARDO CORTO SUI PROFUGHI (IL SOLE 24ORE 24-1-2016)




La lettrice ed il lettore di certo hanno sentito parlare (talvolta forse non in senso positivo) delle organizzazioni non governative, in sigla ONG; si tratta di associazioni senza fini di lucro, una categoria di organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) codificate dal Ministero degli Esteri in un elenco specifico.

Esse infatti concentrano la loro attività nel settore della Cooperazione internazionale (Legge 26 Febbraio 1987, n. 49).

In diversi Paesi europei esistono le ONG.

Perché questa premessa in relazione al tema della immigrazione in Europa?

Molto probabilmente in Italia stanno maturando i tempi per cominciare a ragionare intorno anche ad un “dopo accoglienza” per quelle persone che hanno ottenuto, in sede di Commissione Territoriale, il diritto di asilo e quindi una serie di riconoscimenti, a partire dal diritto di soggiorno.

Persone, in particolare giovani donne, sovente con una istruzione di base, che parlano un inglese fluente, che professano in modo laico una delle due grandi religioni monoteiste, libere proprietarie del loro sesso, insomma delle giovani cittadine europee per tutto ed in tutto. Con una nota curriculare non di poco conto: queste persone hanno conosciuto la vita, intesa come casistiche particolari (guerra, violenza, persecuzione …).

Alla luce di quanto sopra, una iniziativa legislativa interessante potrebbe essere quella di prevedere un inserimento agevolato fra le figure di cooperanti nelle ONG italiane nel settore della Cooperazione e Sviluppo Internazionale delle persone di cui sopra.
Il tutto attraverso un emendamento all’art. 32 della sopra-citata Legge n. 49/1987 recante i requisiti delle/dei cooperanti. 

Con la auspicabile revisione della Direttiva Dublino che attualmente impone l’obbligo del luogo di lavoro permanente nello Stato di accoglienza e di riconoscimento, l’inserimento in oggetto potrebbe interessare anche le Ong del Nord Europa.

In ogni caso una iniziativa legislativa nazionale non dovrebbe comportare degli scompensi dei flussi migratori a livello continentale, trattandosi di una misura agevolata per una aliquota contenuta di persone che hanno visto riconosciuto il diritto di asilo in Italia.

In conclusione l’ordinamento giuridico si arricchirebbe di uno strumento di “dopo accoglienza” che non punta alla soluzione salvifica dei flussi migratori in Italia in termini di quantità, di dimensioni, ma che racchiude un messaggio di altissimo valore: ti accolgo, ti faccio cittadina, ti formo, ti do la possibilità, dietro retribuzione, di lavorare anche nella e per la terra da dove provieni (missioni periodiche).

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domenica 19 giugno 2016

L’UOMO MIGRANTE (“LA LETTURA” CORSERA – 05-6-2016) La prima espansione “fuori dall’Africa”, la rapida diffusione di Homo sapiens, i grandi movimenti di oggi – Sin dalle sue origini la nostra specie tende a spostarsi – La spingono, ieri come oggi, la demografia e il bisogno





Si è parlato di immigrazione nelle trascorse ore in Biella.

Non si possono conoscere tutti gli argomenti di questo Mondo. In diversi casi nella partecipazione a breve ad un momento pubblico di riflessione, per esempio circa il suddetto tema, si può fare ricorso ai numeri, accettando i loro limiti. Ed auspicando nella loro veridicità.

Vi sono due cifre che sono spesso rese pubbliche dai mezzi di informazione da molti anni a questa parte: quelle degli immigrati che dal 1° Gennaio hanno, o non hanno, raggiunto le coste europee.

Ve ne sono altre. Le loro fonti sono istituzionali:  il Regolamento n. 516 del 16 Aprile 2014 del Parlamento Europeo, ed il Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia (Ottobre 2015) del  Ministero dell’Interno.

Non temete uno stordimento da abbuffata di numeri. Sono pochi, ottenuti incrociando i documenti sopra-citati, e raffrontati (anche con alcune notizie di cronaca), per farsi un’idea più possibile compiuta.

Sono tre:

1) l’Unione Europea ragiona per i programmi di intervento finanziari (mutui o contributi a fondo perduto) di sette anni in sette anni: per il periodo 2014-2020 a favore dei 28 Paesi membri verranno impegnati per “Diritto di asilo, migrazione e Fondo per l’integrazione” 3miliardi e 137milioni di euri. Sono tanti? Sono pochi? Scritto che gli interventi per emergenze sono esclusi, possiamo confrontarli con: a) l’impegno continentale sul fronte turco di 6miliardi di euri entro il 2018; b) lo stanziamento di circa 18miliardi all’anno fino al 2020 calcolato dal Ministero delle Finanze germanico per l’inserimento nella prossima Legge Finanziaria tedesca;

2) in Italia le entrate fiscali (iva, irpef ed addizionali, irap …) e previdenziali (inps, casse private …) relative all’anno 2012 imputabili a lavoratrici e lavoratori non italiani integrati e residenti ammontavano a 16,5miliardi di euri. Difficile dimensionarli. Alcuni dati a corollario: il gettito medio annuo della sola imposta Irpef con addizionali è di circa 152miliardi di euri; in questi ultimi anni il 43% dei settori commercio/servizi bar e ristorazione, il 90% della cosiddetta terza classe operaia (settori logistica/facchinaggio) e l’80% del settore servizi per le esigenze domestiche e famigliari sono forza lavoro non italiana integrata;

3) nel 2015 la popolazione del Continente Africano contava 1,2miliardi di persone; si stima che fra circa trenta anni, nel 2050, salirà a 2,5miliardi. Oltre a quello attuale, il numero di posti di lavoro da creare in Africa è calcolato in 800/900 milioni. E’ una cifra considerevole? O no? Due le cose certe: a) gli operatori economici della Repubblica Cinese sono numerosissimi nel Continente Africano e sono molto attivi; b) man mano che cresce il tenore di vita dell’Africa deve decrescere quello dell’Occidente.

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venerdì 17 giugno 2016

SUNSET BOULEVARD - GLENN CLOSE PER NULLA AL TRAMONTO (“DOMENICA” IL SOLE 24ORE – 01-5-2016)






Sull’inserto domenicale del quotidiano economico finanziario la recensione di Michela Daghini, inviata della RSI (Radio Televisione Svizzera), circa il debutto della 69enne attrice americana all’English National Opera in Londra nel musical noir di Andrei Lloyd Webber, offre lo spunto per alcune note in merito alle donne single (per diverse cause) over 60, le ventenni del Secolo trascorso.

> Premesse
1. Si tratta di donne per lo più “invisibili”.
2. Non le si lega in linea generale alla figura stereotipata della “nonna”, pur in presenza di eventuale prole nata in costanza di un rapporto concluso.
3. Molto probabilmente queste figure di donna rappresentano i due punti antitetici della società odierna: da una elevata esposizione al rischio povertà ad uno status socio-economico medio-alto (laureate, ex-docenti, funzionarie di enti pubblici e di società private, professioni intellettuali…). Le donne del secondo cluster stanno diventando sempre più influenti nel tessuto sociale (politica, giustizia, lavoro).
4. Per loro molto probabilmente l’evento fisiologico della menopausa in linea generale non è stato vissuto come una sorta di divaricazione dalla sessualità.
5. Ciò non toglie che difficilmente comunque la donna in parola viene associata dall’opinione pubblica a temi legati alla sessualità. Tendenzialmente ella rappresenta una fetta esigua della percentuale già contenuta, il 18%, di un campione di persone con età media di 76 anni (minima 61 – massima 91) che dichiara di vivere esperienze sessuali genitali e non durante l’anno.

> Percezioni
6. Una certa aliquota di donne in questione raggiunte posizioni equilibrate, si impongono sempre più rispetto agli uomini nei campi della cultura, della politica, del volontariato attivo, nell’associazionismo a 360 gradi. Un appagamento sociale che maschera talvolta forme di solitudine sentimentale e sessuale.
7. Un’altra aliquota di donne singole over 60, pur detenendo le condizioni “favorevoli” di cui al punto sopra (salute compresa), si ripiega su se stessa, in una sorta di spleen baudelairiano incomprensibile dall’esterno.
8. Se le prime cavalcano la vita sempre tese in proiezione del domani, per le seconde è “normale” farsi cavalcare dalle piccole e ripetitive cose della “quotidianità” della vita, rassegnandosi passivamente ad una sorta di disagio esistenziale al motto del “mal comune mezzo gaudio”.
9. Per entrambi le fattispecie, pur su fronti diversi, una ricerca di una dimensione sessuale allo stadio di pre-sessualità potrebbe (il condizionale è d’obbligo) risultare relativamente conciliante, considerate le tre funzioni non genitali della stessa: identificativa, relazionale ed edonistica (Professor Antonio Imbasciati – Università degli Studi di Brescia).

> Modello
10.  Una dimensione pre-sessuale (intesa come attività no-genitale) quale il necking / petting molto probabilmente meriterebbe di essere assunta allora quale modello di una affettività nell’età agée fatta anche di coccole, di carezze, di delicate vellicazioni delle ghiandole mammarie, di baci ripetuti. Di quelle piccole interiorità, profondità che la sensualità intrinseca delle donne in parola rendono inarrivabili per le femmine più giovani. Questioni anagrafiche, contro le quali nulla si può. Un modello in grado di smarcarsi dalla sessualità sempre più confusa con l’esercizio ginnico pornografico all’insegna di prestazionismo muscolare ed estetica. Una connessione emozionale fra persone che gustano i piaceri dell’intimità in modo consapevole, e non obnubilato da una deriva pornografizzata della sessualità a base di fisicità ed acrobazie di altissimo profilo atletico-sportivo.
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giovedì 16 giugno 2016

I NOSTRI VALORI MESSI A NUDO – Coprire le nudità d’arte non è solo grave in sé: rivela il forte disagio, culturale e scientifico, del nostro continente (INSERTO DOMENICA ILSOLE24ORE 7-2-2016)







Il fatto fece il giro del Mondo nel trascorso Inverno: in occasione della visita in Roma di una autorità iraniana le statue di nudo artistico presenti nel palazzo governativo vennero “inscatolate”.

“Inscatolate” come forse lo sono le comunicazioni attraverso le coccole (necking, petting). Il silenzio impera. “Cose da ragazzini” pare giustificarsi la società degli adulti (borghesi e non) che, a parte non conoscere probabilmente i ragazzini, sembra continuare a rapportarsi, in special modo il fronte maschile, al tema del sesso in termini agonistici di performance orgasmica, oppure con l’ “esternalizzazione” del pensiero (es. i lupanari dei vip nel gossip), od ancòra negandone l’esistenza.

Siamo proprio certi che le comunicazioni attraverso le coccole (necking, petting) costituiscano solo la didattica propedeutica al sesso adolescenziale (quindi sempre “mezzo per”)? 

Non si potrebbe “scoperchiare” il vaso di Pandora, nobilitando le comunicazioni attraverso le coccole come un fine e non come appunto un mezzo, nella normalità delle cose, mettendone a nudo le funzioni relazionale ed edonistica? Per esempio per le persone attratte sentimentalmente e sessualmente verso persone dello stesso sesso; per esempio per giovani uomini e donne che, pur camminanti del XXI Secolo in seguito a traumi in patria, tali rimangono nel recupero dell’affettività nella nuova terra; ed ancòra per esempio nella età agée, in particolare per quelle donne single over 60, le ventenni del Secolo scorso, ripiegate su stesse in una sorta di spleen baudelairiano incomprensibile dall’esterno.
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ROMA, RAGGI: “UTILIZZARE MONETA COMPLEMENTARE E BARATTO PARZIALE” IL PD ATTACCA: “RIDICOLO, SI VUOL PORTARE ROMA AL MEDIOEVO. PENSIAMO ALLE BUCHE” (REPUBBLICA.IT 26-5-2016)




La moneta complementare all’euro. Da una parte parlarne in occasione dell’appuntamento elettorale per la guida della capitale italiana forse è un bene. Tuttavia bruciare l’argomento è forse male. 

1) Perché, appreso il meccanismo, è vero che il primo pensiero d’istinto va al termine “baratto”, ma un baratto sui generis:

a) se è vero che tutti i beni ed i servizi sono “valorizzati” in una moneta di conto (parte in euro, e parte in sardex, in tibex, in piemex …) e fatturati;
b) se è vero che il perfezionamento di ogni singola operazione, nel compensare in modo automatico sotto l’aspetto amministrativo la posizione (creditoria) del cedente  e quella (debitoria) del cessionario, genera in via sistematica in capo al primo il diritto-dovere di indebitarsi verso il sistema della moneta complementare, ed in capo al secondo il diritto-dovere di fare credito al sistema stesso. Entrambi le parti acquisiscono il diritto-dovere di fare girare l’ “economia reale” (produzione e scambio di beni e servizi extra-finanziari). E ciò è un fatto positivo, conciliando le esigenze dell’ambiente.

2) Perché il meccanismo, congegnato 82 anni addietro in Zurigo, caratterizza, con fasi alterne, la vita economica della Confederazione Svizzera che, sebbene nata nel 1291 (quale immensa fortuna!), difficilmente può essere considerata una comunità medievale.

3) Perché il meccanismo, una volta studiato ed approfondito, sarebbe opportuno che venisse adottato anche dagli enti pubblici che svolgono attività commerciali (muniti quindi di partita iva come la Municipalità di Roma), magari proprio per affrontare in situazioni di liquidità precaria per esempio l’emergenza delle ormai celeberrime “buche” lungo le strade.

Come? Sviluppiamo un caso di scuola per comprendere la tecnicità del procedimento.

Premesse:
·       ingresso del Comune di Roma sulla piattaforma regionale della moneta complementare all’euro, il tibex, per affrontare la copertura finanziaria dell’eccedenza dei costi di rifacimento del manto stradale delle vie della Circoscrizione X;

·       ingresso delle associazioni sportive dilettantistiche (Asd) clienti del Comune di Roma, in quanto noleggiatrici di spazi per la pratica sportiva, sulla piattaforma della moneta complementare all’euro regionale, il tibex;

·       ingresso sulla piattaforma laziale della moneta complementare all’euro, il tibex, da parte dell’Associazione temporanea di imprese edili (ATI) aggiudicataria del bando per la sistemazione del manto stradale delle vie della Circoscrizione X;

·       ingresso delle aziende clienti delle Asd, in quanto acquirenti di loro spazi promo-pubblicitari, nel circuito della moneta complementare Tibex.

Scenario ipotizzabile:

> l’ATI imprese svolge i lavori e fattura l’importo complessivo al Comune di Roma: poniamo per intenderci € 110 (€ 100 + iva 10%);

> il Comune di Roma corrisponde in moneta euro all’ATI l’imponibile della fattura (l’iva non è più corrisposta al fornitore per via del meccanismo dello split payment) fino alla concorrenza della quota “liquidabile” in moneta di conto europea, per esempio € 75;

> il Comune di Roma, che noleggia spazi per la pratica sportiva alle Asd, per la parte dell’imponibile della fattura dei lavori  della ATI non “coperta” dalla moneta euro, pari ad € 25 (100 -75) + iva 22%, fattura i canoni di noleggio alle Asd. Il Comune raggiunge l’equilibrio verso la piattaforma Tibex a ZERO;

> le Asd, per controbilanciare il debito verso il circuito Tibex, cedono per € 25 + iva 22% spazi pubblicitari ad aziende della suddetta piattaforma e fatturano i corrispettivi delle cessioni alle aziende della stessa. Le Asd raggiungono l’equilibrio verso Tibex a ZERO;

> le aziende della piattaforma Tibex a loro volta cederanno beni e servizi ad altre ditte del suddetto circuito e fattureranno loro i corrispettivi delle operazioni per € 25 + iva, raggiungendo così l’equilibrio verso Tibex a ZERO. E così via.

Appellare quale “baratto” quanto sopra appare un po’ semplicistico. O no?
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